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 STORIA MINIMA DELL’AGAPE MASSONICA - 2a Parte

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STORIA MINIMA DELL’AGAPE MASSONICA - 2a Parte Empty
MessaggioTitolo: STORIA MINIMA DELL’AGAPE MASSONICA - 2a Parte   STORIA MINIMA DELL’AGAPE MASSONICA - 2a Parte Icon_minitimeLun Mag 28, 2007 7:12 pm

L’ORIGINALE AGAPE MIRIAMICA PER LA FESTA DEL SOLE

La storia dell’Agape Miriamica ha comportato varie degenerazioni temporali, e la sua applicazione è stata quindi allontanata dallo scopo primitivo, attraverso una cosciente “evoluzione” in senso massonico. Da quanto risulta dalla scarsa documentazione, all’origine le agapi erano effettuate ai solstizi ed agli equinozi, per indicare la scansione delle “Quattro tempora” e la fine dei relativi digiuni.
All’agape potevano partecipare familiari ed ospiti, senza particolari formalità. Non siamo a conoscenza se durante le cerimonie fossero servite particolari vivande. La cerimonialità consisteva unicamente in una catena d’unione alla fine del banchetto (mano destra appoggiata sulla spalla sinistra – quindi la circolazione dell’energia eggregorica orario-positiva) mentre era declamato “L’inno alla Luce”, 1 che quì sotto riportiamo:

INNO ALLA LUCE

Benedicat nos in aeternum
Emanuel Siraph
Filium Patris in aeternum
Emanuel Azir
Eà, Nun-Eà, Bedzrofi
Aun Bne cafir Zeira
Ibne, Eà onnipòtens
Acer Eà terribilis
Azir Bedzrofi
Aun-Eà
Versione A:

Rituale dell’agape Miriamica per la festa del sole.

Diffusa dalla CEUR dopo i primi anni ’70 del XX secolo, questa versione comporta delle connotazioni massoniche, in quanto fu elaborata da alcuni membri dalla RL di studi rituali “Monte Sion” all’Oriente di Roma, aderente al Grande Oriente d’Italia, di cui fu antico Maestro Venerabile il Fratello Ivan Mosca, membro della Fr+Ter+Mag+di Miryam e del suo organo superiore, il Grande Oriente Osirideo Egizio..
La forma di dialogo cerimoniale è tipica della ritualità massonica con la presenza del Segretario e dell’Oratore, figure non contemplate dall’originale Prammatica Miriamica, ed inserite negli anni ’80 nell’organizzazione delle Accademie Miriamiche. Si può inoltre notare la presenza della Menorah (candelabro a sette bracci), e dei sette brindisi del rituale d’Agape massonica, elementi totalmente esulanti dalla simbologia Miriamica. La data prescelta per l’Agape era il plenilunio successivo all’ingresso successivo all’entrata del Sole nel segno del Leone. (circa il 22/23 luglio).
Vi è un errore rituale, in quanto le vivande prescelte sono quelle della Pesah ebraica (agnello/uovo)i




Osservazioni sulla versione A.

La ritualità ha la funzione, nelle società iniziatiche di favorire la formazione d’eggregore e di convogliare un’influenza spirituale. La trasmissione iniziatica può essere:

Collettiva

Nella Massoneria, ad esempio, è necessaria la presenza da tre a sette membri per l’iniziazione di un profano o l’elevazione ai gradi superiori.

Personale o diretta

La forma più antica d’iniziazione comportava il passaggio diretto, da Maestro a discepolo dell’influenza spirituale, attraverso l’imposizione delle mani, quella della spada o l’unzione.

In ambito ermetico non vi sono particolari passaggi di poteri né trasmissioni d’influenze spirituali. L’operatività è sempre individuale, anche nel caso d’operazioni a due vasi, e l’unica trasmissione, parziale anche questa, è quella delle conoscenze tecniche indispensabili.
La cerimonialità magica caratteristica della F+T+M+ di Miriam si può anche compiere in gruppo, ma rimane in ogni modo una cerimonialità individuale.
Si potrebbe obiettare che il Grande Oriente Osirideo deriva da società iniziatiche di tipo massonico, che potrebbero aver lasciato alcune tipiche caratteristiche rituali.
Ma la creazione del Rito Egizio Rettificato” (1860 circa) come risulta dallo stesso Regolamento Osirideo, comportò solo il mantenimento di forme grafiche e verbali massoniche, senza più alcun rapporto con l’essenzialità latomistica.
Nel testo rituale dell’Agape diffusa dalla Fr+Ter+Mag+ di Miryam si accenna alla lettura del verbale di un’Agape tenuta al precedente Solstizio d’Inverno, il cui testo potrebbe essere uguale a quello usato comunemente all’ingresso del Sole in Leone, o primo grado di Leone, ma dovrebbero cambiare le vivande
Da questo punto di vista vi potrebbe essere effettivamente un’Agape cerimoniale per il Solstizio d’Inverno, secondo lo schema allegorico, analogico ed anagogico di queste cerimonie, collegate al simbolismo ermetico.

Significato ermetico delle Agapi cerimoniali Miriamiche.


Allegoria dell’Uno e del Cinque

L’analogia non si discosta dalla classica interpretazione pitagorica, ed ermetico-cabalistica dell’Uno e del Molteplice, e dell’Unità del tutto. Ermeticamente, il quattro esprime:
La suddivisione elementare della materia e la loro contrapposizione complementare. Fuoco-Acqua, Aria-Terra.
Ma la catena che lega l’uomo al Quaternario, la sua stessa materia fisica che è immagine micro-macrosmica dell’Universo mondo, così come lo chiamavano gli antichi, non potrebbe esser superata senza un quinto elemento. La Quintessenza, invisibile, ineffabile ed immateriale che assicura la coesione della materia stessa, La Quintessenza è presente in vari gradi ed ordini in ogni molecola materiale, ma la sua massima concentrazione, nell’uomo, si trova nel Mercurio delle sue naturali miniere.

Lo splendore del Sole.

La prima finalizzazione dell’Agape cerimoniale Miriamica, svolta nel Solleone, è quella di marcare il momento in cui l’operatività ermetica è sospesa per una lunazione completa, a partire dal plenilunio successivo all’entrata del Sole in Leone. La sospensione è necessaria per l’impossibilità di regolare, in questo periodo, il 1° fuoco ermetico, il Fuoco di natura.
Secondo le regole dell’arte, anche un grado di differenza nella temperatura corporea comprometterebbe il buon risultato delle operazioni. Da questo punto di vista anche nel Solstizio d’Inverno sarebbe opportuno, per le stesse motivazioni, marcare la sospensione delle operazioni, sino al 1° grado d’Ariete (Equinozio di Primavera).
Lo Splendor Solis è la sintesi dei tre fuochi alchemici, sia in relazione letterale ai tempi legati alle operazioni equinoziali e solstiziali, sia in relazione allegorica ed analogica alla fisiologia sottile, sia a quell’anagogica ai quattro corpi dell’ermetismo tradizionale, di cui quello solare è il compimento.

La trasmutazione del cibo

L’allegoria, ben trasparente, si riferisce alla sostanza, sia materica sia iperfisica della Materia, che attraverso l’azione del 2° e 3° Fuoco muta un’operazione eminentemente materiale in una spirituale. La finalizzazione espressa dall’invocazione “che questo cibo…ecc.” accenna alla progressione dell’Opera al Bianco, il cosiddetto separando che scinde la sensazione del corpo fisico da quello eterico, permettendo la visione di un ulteriore stato dell’essere, che i romani definivano visivamente e sensorialmente come animula albula blandula.
La divisione del pane e sale con i Fratelli, elemento antichissimo di comunione, marca sia la necessità del cibo materiale (senza farina non vi è Thorà, dicono i cabbalisti) e con lui la vita contingente dell’uomo, analogizzata con il Sale (corpo fisico) e con lo Zolfo (mente, ma anche Fuoco di generazione). Nella comunione del Vino l’Intelletto diviene Mercurio, Materia Prima, Pietra filosofale.

L’UOVO

Non è necessario commentare l’antichissimo simbolo dell’Uovo, analogia della vita e della generazione, in cui il Sale (Guscio) lo Zolfo (l’Albume) il Mercurio (il Rosso) è contenuto. La composizione trinitaria della materia implica infinite analogie ermetiche ed operative. che l’Agape rituale ha il compito di rammentare.

L’AGNELLO

La società antica aveva dei ritmi naturali anche nella consumazione dei cibi. L’agnello era consumato a Primavera perché solo in quest’occasione i nuovi nati delle pecore erano disponibili per il consumo.
Un esempio classico è quello della Pesah ebraica, in cui era consumato con pane azzimo (senza germe, come l’Uovo ermetico) ed erbe amare. Le uova erano più abbondanti in Primavera ed il consumo popolare produsse infinite ricette tradizionali per il loro uso.
Chiaramente la scelta dei cibi nell’Agape Miriamica, prettamente primaverile, è un ricordo della simbologia ebraizzante e cabbalistica e sembrerebbe che la composizione dei cibi potesse riferirsi in origine ad una cerimonialità che marcava la ripresa delle operazioni ermetiche all’Equinozio di Primavera.
In ogni tempo e luogo, solstizi ed equinozi erano celebrati con feste religiose e banchetti di prodotti stagionali. Forse, è rimasta la Cerimonia d’Agape per la Festa del Sole perché questa rappresenta un’anomalia del contesto ermetico e cioè il fatto che era celebrata al plenilunio successivo al 1° grado di Leone, anziché al Solstizio d’Estate.
Ma nella schematicità analogica dovrebbero esserci state anche delle Agapi nelle ricorrenze temporali tradizionali. Vorremmo qui ricordare come anche, e soprattutto nell’ambito ermetico, la logica tradizionale può riuscire a discernere ciò che è effettivamente vero da ciò che l’incrostazione temporale e la malizia o l’ignoranza degli uomini ha falsificato.
La ricerca individuale o collettiva non potrà mai prescindere da questo principio. Se è vero che la tradizione si commenta e non si critica, bisogna tuttavia esercitare la massima critica su ciò che la consuetudine ha degenerato, su ciò che il tempo ha consumato.
La meditazione senza studio tende alla fantasia individuale, elemento sommo di degenerazione. Lo studio senza parametri tradizionali produce solo una quantità di cognizioni e parole senza Verbo.
É innegabile che la nostra attuale operatività manca di cognizioni una volta trasmesse solo esotericamente, da bocca ad orecchio. Ma è anche innegabile che l’intelletto volto alla metodica tradizionale di ricerca può ricostruire ciò che nel tempo si è perduto o corrotto.









IL RITUALE B:
Porgiamo all’attenzione dei Fratelli il testo dell’Agape
La sua caratteristica fondamentale è la notevole bellezza letteraria e simbolica, creata da Massoni per un ambito magico-ermetico, quello Miriamico, che pur tuttavia non ha alcun’affinità effettiva con l’operatività rituale massonica.
La “trasformazione” in rituale d’agape massonica è più, che altro, un “trapianto” d’alcune forme che non stravolgono affatto la natura analogica del suo originale impianto ermetico.
Personalmente riteniamo che vi sia l’improprietà e l’inopportunità di usare un rituale non massonico per lavori rituali latomistici, ma forse anche gli operativi londinesi del 1717/1730, si scandalizzavano ugualmente per gli “innesti” anomali nel loro semplicissimo rituale originario. Forse l’inserimento di questo rituale ermetico, compiuto non più di venticinque anni fa, non è casuale, ma causale, dato che il gradimento dei Fratelli ne ha fatto la consueta agape rituale delle Logge.

Il testo evidenziato in grassetto costituisce il Rituale B.
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